Pesche sciroppate

Nella mia famiglia c’è l’abitudine di mangiare pesche sciroppate quando qualcuno sta male.

Credo che tutto si sia originato quando mio fratello era piccolo e mia nonna si trovava in uno dei periodi in cui la sua migliore amica le aveva passato la ricetta per le pesche sciroppate, l’ennesima nuova conserva.

Dovete sapere che mia nonna e la sua amica hanno sempre gareggiato a chi cucinava meglio (adesso l’età le ha fatte un po’ arrendere) e si sono sempre scambiate ricette di vario genere. Le più gettonate sono sempre state quelle delle conserve: marmellate, confetture, ortaggi sott’olio, sott’aceto e sotto spirito, creme e frutta sciroppata. Ovviamente mia nonna non preparava pochi vasetti, così tanto per provare e soddisfare i bisogni golosi della famiglia. No, lei si metteva all’opera solo quando aveva un intero frutteto da trasformare in marmellata. E ogni anno proponeva barattoli pieni dell’ennesimo esperimento di conservazione culinaria, intervallando le varie produzioni più per mancanza di tempo che di volontà.

Il periodo delle pesche sciroppate è stato sicuramente dopo quello del limoncello ma prima della bomba piccante, probabilmente contemporaneo a quello della giardiniera. Mia nonna è tipo Picasso, ma con le conserve.

Quello che toccava a noi era consumare tutti questi vasetti prima della nuova produzione nell’anno successivo ed il momento migliore per consumare le pesche sciroppate era quello da ottobre ad aprile, durante l’influenza. Rinomati studi scientifici condotti a casa mia, hanno dimostrato che le pesche sciroppate sono l’alimento ideale da consumare in caso di febbre e mal di gola. Infatti, esse hanno il pregio di essere ricche di zuccheri e vitamine, essenziali per mantenere le forze anche con 39° di febbre, e di essere morbide e scivolose, così da agevolare la deglutizione anche con le tonsille gonfie come mongolfiere, inoltre se tenute in frigo procurano immediato sollievo alla gola infiammata mentre vengono mangiate.

Vabbè tutto questo pippone era solo per dirvi che ho avuto il covid e sono sopravvissuta mangiando pesche sciroppate e guardando seriacce su Netflix, come se non fosse altro che l’ennesima influenza che mi viene in vita mia. Quindi la mia proposta a Ministero della Salute/ AIFA/ Comitato tecnico-scientifico è quella di inserire le pesche sciroppate nel protocollo per trattare l’infezione da Sars-Cov-2 in tutte le sue varianti. Tanto le varianti le faceva pure mia nonna: più zucchero, meno zucchero, pesche gialle, pesche bianche, pesche piatte, pesche noci, percoche, con liquore o senza. Insieme a tre dosi di vaccino sono proprio miracolose e sono ottime anche per placare quel momento di panico che ti viene appena ti dicono che il tampone è positivo.

“Le consiglio a tutti al posto della droga!”

Al momento è in fase di sperimentazione anche il trattamento a base di Sciroppesk per l’astenia da post covid, che insieme ad una dieta sana e a quel poco di attività fisica che il corpo vi permette prima di crollare in stato comatoso per sonnolenza e stanchezza, potrebbe essere la vera chiave di volta per risolvere la pandemia appena arriverà l’approvazione del comitato “Nonne per la Scienza”. Comitato del quale faccio parte anche io come membro onorario (non avendo figli o nipoti umani) da quando mi devo fermare a riprendere fiato ad ogni rampa di scale o dopo tre minuti di camminata a passo svelto, rigorosamente. Per dire l’altro giorno sono stata al mare – che signora mia col caldo che fa stare a casa è insopportabile – e dopo tre bracciate contate sono dovuta uscire dall’acqua per spiaggiarmi sul bagnasciuga con i polmoni che quasi mi uscivano dal petto per prendere più aria, per non parlare dei dolori a muscoli e ossa che davvero facevo fatica a muovermi, ma il medico ha detto che devo avere pazienza ché è più noiosa la ripresa dell’isolamento stesso, prendiamocela in grazia.

Mi raccomando, tenete sempre un vasetto di pesche sciroppate a portata di mano, che può tornare più utile di una tovaglia. (bacio speciale a chi prende la reference)

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